Domenica XXVII T.O. 27 settembre 2020
Ci impegniamo tanto nella vita a diventare padroni di qualcosa, di qualcuno, ci impegniamo tanto a possedere, ma ci dimentichiamo che l’importante non è avere, ma godere di quello che si ha, perché alla fine ti scopri a non aver più nulla perché non hai sfruttato bene quello che ti è stato donato.
Alla fine, va così, abbiamo seguito il Vangelo di Matteo che ci porta al Vangelo tragico di oggi. La cosa che ci colpisce di più è il trattamento di questo padrone con gli affittuari, troppo violento, politicamente scorretto per il mondo benpensante di oggi. Ma è proprio un padrone scorretto?
Niente ci appartiene
Questo Vangelo fa luce su tutte le nostre, piccole o grandi, logiche di potere. Al lavoro, in parrocchia in famiglia ci viene affidato un compito e pian piano, ne diventiamo padroni, pensiamo di essere noi proprietari di quella cosa e, quando ci viene chiesto di rendere conto, esce la parte violenta di noi che non vuole rendere conto perché è nostra, siamo noi gli unici padroni e non dobbiamo rendere conto a nessuno. E ciò a volte, capita ed accade con la nostra vita. Quando ci crediamo noi padroni assoluti della nostra vita, escludiamo Dio da essa, vogliamo essere padroni del proprio destino, ma conquistiamo questo a che prezzo.
Vigna, giardino, creato
L’uomo da sempre vuole essere l’unico padrone del suo destino. Ci ricordiamo Adamo che al posto di godere dei frutti del creato, vuole appropriarsi di tutto il creato. Non è cambiato molto oggi. L’uomo al posto di godere del creato, del mondo, della natura ce la sta mettendo tutta, ma proprio tutta per accaparrarsi più risorse, spazio energia andando inevitabilmente a perdere tutto quello che ci è stato donato. Più l’uomo si sente padrone del mondo più lo andrà a sfruttare piuttosto che a godere di quanto ci circonda, più sprecherà meno ci rimarrà. Da dono di Dio, da custodire, a padrone di Dio e del creato che porta solo morte.
Fuori dalle mura
Le cose più brutte che non vogliamo far sapere accadono sempre fuori, in luoghi nascosti, l’uomo non si prende mai la responsabilità di quanto ha fatto e di quanto sta facendo. Così fa con quel figlio che portato fuori dalla vigna lo uccide. Fuori dalla vigna richiama tante cose nella bibbia. La vigna richiama la terra promessa, terra donata da Dio ad un popolo infedele, che più e più volte si ribella a lui, senza essere riconoscente di quanto Dio ha loro donato. La nostra vita è come quella vigna, ci vengono date delle mura, una torre di rifermento che ci proteggono e ci guidano nel nostro cammino, ma spesso le sentiamo e vediamo come un peso per la nostra vita, vorremmo essere liberi e padroni della nostra libertà. Ecco che allora quando ci viene inviato il figlio del padrone, vediamo nella sua morte l’atto inaugurale della nostra libertà, diventiamo liberi di essere padroni della nostra vita, ma a che prezzo?
Gesù verrà portato fuori da questa vigna, fuori dalle mura per essere ucciso, perché sotto sotto sappiamo bene che questa azione è sbagliata ed è per questo che la vogliamo mettere fuori, dove nessuno ci vede, fuori dalla nostra vita.
Dio paziente
Dio con noi, è un Dio paziente, Egli continua a sollecitarci, ad attendere e sperare nella comprensione e nel cambiamento dell’uomo. Al contrario l’atteggiamento dell’uomo, come mostra la parabola, è finalizzato a escluderlo a cacciarlo fuori, a rifiutarlo, Dio nella nostra vita non lo vogliamo. Poi però non stupiamoci se, cacciando fuori Dio dalla nostra vita ci accade qualcosa di male. Non che Dio si ribelli, si vendichi su di noi, ma accade perché lo abbiamo cacciato fuori. Accade che se noi inquiniamo, non è Dio che fa accadere le catastrofi naturali, ma noi. Accade che se non studiamo non è Dio che ci punisce con un voto basso, ma siamo noi, accade che se noi non amiamo, non è Dio che ci tradisce, ma siamo noi che tradiamo.
Uomo padrone del proprio destino
Cacciare Dio fuori dalla vigna, non è diventare padroni del nostro destino, perché già lo siamo. A noi uomini ci è affidato il mondo, il creato, la nostra vita. Dio e ciò che ci circonda è un aiuto per vivere al meglio nella vigna. Se ci impegniamo tanto a diventare padroni ad accaparrare, arriveremo alla fine a non vivere, a non ottenere nulla, a guardaci indietro e dirci ho posseduto molto, ma non ho goduto nulla.
Non posso perdere l’occasione di sfruttare al meglio il compito che mi è affidato, non posso sprecare tempo, non posso donarmi con riserva, ma con sollecitudine, forza, creatività e tenacia posso accrescere e godere della vigna che il Signore mi ha donato.
Concludiamo con un detto, chi troppo vuole, nulla stringe.
Vangelo della Domenica Matteo 20,1-16
Vignette per pensare e sorridere
Non lasciare che ti rubino la speranza e la gioia, Papa Francesco