Menu

Iscrizioni Segresta

Orari Sante Messe

Oratori

Cineteatro Loverini

Museo della Basilica

Orenga

Web radio

Contatti e link

Iscrizioni - Segresta

Orari Sante Messe

Oratori

Cinema Teatro Loverini

Museo della Basilica

Web radio

Contatti e link

L’Eredità di Pace di Monsignor Bonazzi: La Diplomazia del Servizio

L'omelia di Monsignor Luigi Bonazzi, Arcivescovo e Nunzio Apostolico gandinese, si erge come un potente appello a trasformare la pace da concetto teorico a imperativo pratico e relazionale. La sua riflessione, profondamente radicata nel Vangelo, acquista un significato particolare se letta alla luce della lunga carriera diplomatica di Bonazzi, che lo ha visto impegnato per la Santa Sede in teatri complessi come Haiti, Cuba e Albania.

Il Nunzio, Castro e la Priorità del Dialogo

La figura di Monsignor Bonazzi è strettamente legata all'episodio storico dell'incontro con Fidel Castro nella Nunziatura dell'Avana. Questa esperienza, in un Paese dove la Chiesa si batteva per la libertà di fede e per un migliore accesso ai mezzi di comunicazione, riflette perfettamente il messaggio centrale dell'omelia: la necessità di instaurare e coltivare buone relazioni con tutti, anche con chi si trova su posizioni ideologiche o di potere opposte.

L'omelia, infatti, esorta i fedeli a non limitarsi a discutere i contenuti dei problemi, ma a curare il modo in cui si comunica, assicurando sempre rispetto e benevolenza. Questo principio è la base della diplomazia, sia a livello ecclesiastico che personale: l'impegno per un dialogo perseverante anche in presenza di forti divergenze.

La Pace si "Prepara" Attraverso il Servizio

Secondo la riflessione di Monsignor Bonazzi, la pace non è un regalo passivo, ma il frutto di un lavoro attivo che deve essere preparato. Il mezzo per questa preparazione è riassunto nella celebre formula spirituale: la Fede genera la Carità, la Carità porta al Servizio, e dal Servizio nasce la Pace.

I santi patroni celebrati—Ponziano, Valentino, Quirino e Flaviano—sono citati come modelli di questo "servizio" radicale, che non è sottomissione, ma espressione di un'obbedienza superiore, quella a Dio. L'unico vero nemico da combattere, pertanto, non è l'avversario esterno, ma l'egoismo, la menzogna e la sopraffazione.

L'Amore come "Carburante" Inesauribile

Il cuore pratico dell'omelia batte sul tema dell'amore come "carburante" delle relazioni. Bonazzi evidenzia come senza questo amore, il motore delle interazioni umane "non funziona", portando all'accumulo di incomprensioni e risentimenti.

L'esortazione è chiara e diretta: Si può dissentire senza offendere e commentare senza sparlare e si deve rispondere "con il bene" anche quando si è trattati male.

Questo amore non è solo un sentimento, ma una scelta quotidiana che ci rende capaci di essere testimoni di pace (martiri), sostenuti dalla consapevolezza che siamo immensamente amati da Dio: un messaggio di profonda speranza che conclude l'intera omelia.

L'eredità di Monsignor Bonazzi, sia nel suo servizio diplomatico globale che in questa profonda riflessione spirituale, sta proprio nell'aver dimostrato che la vera battaglia per la pace si vince ogni giorno nell'umiltà del servizio e nella tenacia delle buone relazioni.

Trascrizione dell'Omelia
Carissimi fratelli e sorelle, nella festa dei nostri santi patroni, il Vangelo ci ha regalato il testo nel quale Gesù manda davanti a sé 72 discepoli per preparargli il terreno.

E per preparare il terreno a Gesù, la prima cosa che i 72 devono fare entrando in una casa, è quella di annunziare: pace a questa casa.

Se ci pensiamo un momento, ci accorgiamo subito che proprio la pace è il dono di cui abbiamo più bisogno, sempre e particolarmente oggi.

Pace a questa casa, pace alla nostra terra, pace su tanti punti dove invece c'è l'incendio della guerra. Possiamo dire che veramente Gesù sapeva e sa quello di cui abbiamo fondamentalmente bisogno: di pace, di vera pace, frutto della giustizia e che rispetto per ogni persona umana.

Per questo, hanno toccato il cuore di tanti le prime parole di Papa Leone, quando, presentandosi al balcone centrale della Basilica di San Pietro appena era stato eletto, ha detto queste parole alla gente raccolta in piazza, parole che lui stesso aveva come pensato e scritto. Ha detto: "La pace sia con tutti voi". La prima parola. "La pace sia con tutti voi". Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il Buon Pastore, che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch'io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone ovunque siano, raggiungesse tutti i popoli della terra.

Questa è la pace di Cristo Risorto: una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente. E sembra proprio che l'aspirazione che anima quotidianamente Papa Leone è proprio questo, quello di creare, di lavorare per la pace.

Ma, se abbiamo bisogno di pace, ci accorgiamo sempre di più che se non vogliamo parlarne solo in teoria, fare della pace uno slogan, un discorso da salotto, allora questa pace dobbiamo prepararla. Oggi, più che di pace, occorre lavorare per preparare la pace. Come?

Madre Teresa di Calcutta ci ha lasciato una formula molto semplice, ci ha detto: frutto della fede è l'amore. Frutto dell'amore è la carità. No, frutto della fede è la carità. E il frutto della carità è il servizio. E il frutto del servizio è la pace. Dunque, servire per costruire la pace, per far sì che le nostre persone siano persone che servono e non che comandano, che si impongano magari abusando del potere.

Ponziano, come Papa, ha servito. Valentino, come prete, ha servito. Quirino, come tribuno, ha servito. Ponziano, come prefetto, ha servito fino a dare la loro vita per il Vangelo e per proclamare che occorreva obbedire prima a Dio che all'imperatore.

Una breve citazione dalla vita di San Valentino prete. "Non conosci," gli dice il prefetto, "i decreti dell'imperatore che bandiscono da Roma i cristiani e vietano ogni ulteriore predicazione?". "Sì, oh prefetto," risponde Valentino, "noi conosciamo tali decreti, ma conosciamo anche le parole dello Spirito Santo: è necessario obbedire più a Dio che agli uomini." E il prefetto: "Su via, sacrificati agli dèi e alla gloria dell'imperatore e io ti farò sommo sacerdote." "Le tue lusinghe sono inutili. Io non ti ubbidirò mai in questo."

Se ora entriamo nella nostra vita quotidiana, ci accorgiamo che portare la pace, dare e costruire la pace, domanda soprattutto di saper costruire e vivere buone relazioni con tutti. Secondo i maestri di spiritualità e anche secondo gli esperti di scienze umane, in ogni relazione, in ogni comunicazione interpersonale, occorre distinguere tra contenuto e relazione. Il contenuto si riferisce a ciò che si trasmette, la questione di cui trattiamo. La relazione, invece, qualifica come si comunica. È a tutti noto che la stessa cosa si può dire e si può fare in modi diversi.

Secondo la prospettiva cristiana, anche se sul piano dei contenuti compaiono delle divergenze, delle opposizioni, sul piano delle relazioni, quindi del rapporto io-tu, si deve sempre assicurare il rispetto, la benevolenza e la ricerca di un dialogo perseverante. Perciò, qualunque sia la questione da risolvere, prima di mettersi a discutere sui contenuti di un problema, bisogna assicurarsi che la rete dei rapporti interpersonali sia regolata da atteggiamenti di reciproca comprensione, di dedizione sincera, di riconoscere il positivo che c'è nell'altro. Tante discussioni, infatti, sono destinate a contorcersi su sé stesse e a sviluppare crescente conflittualità proprio perché non sono guidate dall'amore e dalla tensione fattiva verso la verità. Infatti, senza il carburante dell'amore, il motore delle buone relazioni non funziona.

In particolare, occorre esercitare la pazienza e la misericordia attraverso una costante purificazione della memoria, per evitare l'accumulo di incomprensioni e di risentimenti negli archivi della nostra memoria che non ci rendono liberi e sereni davanti alle persone che abbiamo davanti. Su queste tematiche San Paolo utilizza espressioni forti e vincolanti, ci dice: "Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze, con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come Dio ha perdonato a voi in Cristo."

Si può parlare senza gridare. Si può dissentire senza offendere. Si può commentare senza sparlare. Si può avere idee opposte e rimanere amici. Si può discutere animatamente restando collaborativi. Si può essere trattati male e rispondere con il bene.

Quello cristiano è un amore gratuito e tenace che non si arrende pure di fronte al rifiuto dell'altro, perché sa che è Dio ad avere l'ultima parola. Per questo Sant'Agostino esortava i fedeli a mantenere relazioni amicali anche nei confronti degli avversari. Diceva: "Che lo vogliano o no, sono nostri fratelli. Dicano contro di noi quel che vogliono, amiamoli anche se non vogliono."

Dunque, per costruire la pace, l'unica battaglia che vale la pena di combattere è quella contro l'egoismo, la menzogna, la sopraffazione e ogni forma di illegalità.

È possibile questo? Sì, è possibile. Perché? Perché, come Gesù conclude il Vangelo che abbiamo ascoltato: "I vostri nomi sono scritti nei cieli". E cosa vuol dire questo? Vuol dire che Dio conosce il mio nome, la mia storia, i miei desideri, i segreti di ciascuno di noi. Vuol dire che mi chiama per nome, per parlare con me, per interessarsi di me. Isaia, il profeta Isaia, immaginava che Dio avesse disegnato il nostro nome sulle palme delle sue mani .

Per ricordarsi sempre il nostro nome, l'aveva scritto sulla sua mano, per ricordarsi sempre di noi . È come dire che siamo davvero nel cuore di Dio, che gli stiamo a cuore, che ci ama immensamente e che è lui che ci salva.

È lui che ci dà la capacità di essere uomini e donne di pace, martiri, cioè testimoni della pace, appunto come i nostri patroni. E per questo è spontaneo terminare dicendo: "Aiutateci, carissimi patroni, Ponziano, Valentino, Quirino e Flaviano, oggi e in questi tempi agitatissimi, a non far mai mancare nelle nostre relazioni con tutti, a non farci mai mancare il carburante dell'amore".

Quell'amore che ci permette di dire: "Pace a questa casa" e di dare e di ricevere la pace nelle relazioni con tutti. Amen.